sabato 23 febbraio 2013

Discorso di Josè Mujica al G20



Nell'incontro di oggi abbiamo letto e discusso il discorso fatto da Josè Mujica, presidente dell'Uruguay, al G20 tenutosi in Brasile nel 2012. Voglio riportare anche qui la trascrizione dell'intervento, perchè offre moltissimi spunti di riflessione sulla nostra società, le nostre scelte e il futuro che ci aspetta se continuiamo a seguire questa rotta.


Autorità presenti di tutte le latitudini e organismi molte grazie, e i nostri ringraziamenti al Popolo del Brasile, e alla sua signora Presidente e molte grazie alla buona fede che sicuramente hanno manifestato tutti gli oratori che mi hanno preceduto. Esprimiamo la intima volontà come governanti di accompagnare tutti gli accordi che questa nostra povera umanità possa sottoscrivere. Tuttavia, permetteteci di farci alcune domande a voce alta: per tutta la sera si è parlato di sviluppo sostenibile, di tirare fuori masse immense dalla povertà. Che cos’è che ci frulla per la testa? Il modello di sviluppo e di consumo attualmente è quello delle società ricche?

Mi domando: cosa succederebbe a questo pianeta se gli Indiani avessero la stessa proporzione di auto per famiglia che hanno i Tedeschi? Quanto ossigeno ci resterebbe per respirare? Più chiaramente: il mondo oggi ha gli elementi materiali per rendere possibile che sette, otto miliardi di persone possano avere lo stesso grado di consumo e di spreco che hanno le più opulente società occidentali? Sarà possibile? O dovremo fare un giorno un altro tipo di discussione? Perchè abbiamo creato una civilizzazione, quella in cui siamo, figlia del mercato, figlia della concorrenza, che ha prodotto un progresso materiale portentoso ed esplosivo. Però quello che era economia di mercato ha creato società di mercato! E ci ha prodotto questa globalizzazione, che significa guardare a tutto il pianeta! Stiamo governando la globalizzazione o è la globalizzazione che governa noi!? E’ possibile parlare di solidarietà e “che siamo tutti uniti”, in una economia basata sulla concorrenza spietata? Fin dove arriva la nostra fratellanza? Nulla di questo lo dico per negare l’importanza di questo evento. No! Tutto il contrario! La sfida che abbiamo davanti è di portata colossale e la grande crisi non è ecologica, è politica! L’Uomo non governa oggi le forze che ha scatenato, sono le forze che ha scatenato che governano l’uomo…  è la vita! Perché non veniamo sul pianeta per svilupparci in termini generali. Veniamo alla vita cercando di essere felici. Perché la vita è corta e ci sfugge. E nessun bene vale quanto la vita, questo è elementare. 

Però se la vita mi sfugge lavorando e lavorando per consumare un plus, e la società di consumo è il motore... Perché  in definitiva, se si paralizza il consumo, o se si ferma, si ferma l’economia, e se si ferma l’economia, è il fantasma della stagnazione per ognuno di noi.

Però questo iper-consumo, a sua volta, sta aggredendo il Pianeta! E deve generare, questo iper-consumo, cose che durano poco, perché si deve vendere tanto! E una lampadina elettrica non può durare più di 1.000 ore accesa. Ma ci sono lampadine che possono durare 100 mila, 200 mila ore! Però queste non si possono fare! Perché il problema è il mercato, perché dobbiamo lavorare… e dobbiamo avere una civilizzazione di uso e smaltimento! E siamo in un circolo vizioso! Questi sono problemi di carattere politico! Che ci stanno dicendo la necessità di iniziare a lottare per un’altra cultura. Non si tratta di regredire all’uomo delle caverne, né di avere un “monumento dell’arretratezza”. E’ che non possiamo indefinitamente continuare ad essere governati dal mercato, ma che dobbiamo governare il mercato! Per questo dico che il problema è di carattere politico, nel mio umile modo di pensare.
Perché come dicevano i pensatori antichi, Epicuro, Seneca, gli (indios) Aymara, “Povero non è chi possiede poco, ma veramente povero è chi necessita di infinitamente tanto”… e desidera, e desidera e desidera sempre più.

Questa è una chiave di carattere culturale. Quindi… saluto lo sforzo e gli accordi che si fanno. E lo accompagno, come governante. Perché so che alcune cose che sto dicendo “stridono” però dobbiamo renderci conto che la crisi dell’acqua, che la crisi dell’aggressione ambientale, non è una causa. La causa è il modello di civilizzazione che abbiamo costruito. E ciò che dobbiamo rivedere è il nostro modo di vivere! Perché  Appartengo ad un piccolo paese, molto ben dotato di risorse naturali per vivere. Nel mio paese ci sono 3 milioni di abitanti… poco più, 3 milioni e 200… Però ci sono 13 milioni di vacche delle migliori al mondo! E un 8-10 milioni di ovini stupendi! Il mio paese è esportatore di cibo, di latticini, di carne… E’ una pianura, quasi il 90% del suo territorio è utilizzabile. I miei compagni lavoratori lottano molto per le 8 ore di lavoro e ora stanno ottenendo 6 ore! Però chi ottiene 6 ore ottiene due lavori per lavorare più di prima. Perché? Perché deve pagare un mucchio di rate: Il motorino che ha comprato… l’automobilina che ha comprato… E paga rate! Paga rate! E quando arrivi ad estinguere… è un vecchio reumatico come me, e la vita gli va via! E uno si fa questa domanda: è questo il destino della vita umana?


Queste cose sono molto elementari: lo sviluppo non può essere contro la felicità! Deve essere a favore della felicità umana! Dell’amore! Della terra! Delle relazioni umane! Di prendersi cura dei figli! Di avere amici! Di avere l’elementare! Precisamente! Perché questo è il tesoro… perché questo è il tesoro più importante che abbiamo.

Quando lottiamo per l’ambiente, il primo elemento dell’ambiente si chiama felicità umana!

Grazie.

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Chi non era presente oggi può condividere le sue impressioni pubblicando un commento al post, così offre anche nuovi spunti per il prossimo incontro!


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