martedì 25 giugno 2013

Sic semper tyrannis


Sempre così ai tiranni, esclamò Marco Giunio Bruto assassinando Cesare. Ripensando a molti dittatori e tiranni nella storia, la regola si può dire confermata: presto o tardi i sudditi si ribellano. Il tiranno, secondo la definizione, è colui che esercita il potere attraverso la violenza e il dispotismo. Naturale quindi aspettarsi che le persone che subiscono tale potere arrivino a non sopportarlo più e si ribellino. Questa idea di tiranno è però oggi del tutto superata, in quest'era di democrazie illuminate e organismi di pace mondiali. Questo non significa che abbiamo sconfitto tutte le forme di tirannia! Chi sono quindi i tiranni contemporanei? Quando dei signori ricchi e potenti approfittano di poveri, analfabeti, malati, non li possiamo definire tiranni? Nella economia globalizzata contemporanea, pochi individui hanno un potere economico smisurato, pur non governando alcuno Stato. Questo immenso potere viene loro conferito da noi piccoli cittadini, apparentemente inoffensivi, quando ci facciamo corrompere dalle bugie che ci raccontano con la pubblicità, per convincerci a spendere soldi, soldi che sono la linfa del loro potere. Questa è la corruzione più grave, che, consapevoli o no, incentiviamo tutti, altro che bustarelle. I "tiranni" non sono quei dittatori disgraziati del terzo mondo, ma i ricchissimi imprenditori che sfruttano quegli sfortunati, prendendoli in giro, raccontando loro che li stanno aiutando, che portano lavoro e denaro, quindi benessere. Fortunatamente, le persone che ne prendono coscienza sono ogni giorno di più, ma combattere questo tipo di potere è difficilissimo, perché è un potere che non opprime direttamente per mezzo di divieti ed obblighi, bensì attraverso quelli che appaiono come premi, incentivi, ricompense. Siamo animali da circo, cui l'ammaestratore dà lo zuccherino ogni volta che facciamo l'esercizio che vuole lui, senza ricevere nessuna bastonata se sbagliamo, se facciamo di testa nostra. Semplicemente non otteniamo nulla in cambio. E lo zuccherino ci piace molto.

Quello che succede in questi giorni in Brasile è solo l'ultima rivolta a queste insopportabili prese in giro. La corruzione della pubblicità coinvolge Stati interi, che vogliono apparire quello che non sono agli occhi dei loro padroni, gli individui ricchissimi, le ricchissime multinazionali. Padroni di tutto, decidono qualsiasi cosa ovunque, senza che nessuno possa controllarli, in quanto non rappresentano nessuno se non loro stessi, la loro iniziativa privata. Il Brasile è solo una delle tante vittime: mondiali di calcio e olimpiadi sono eventi che muovono una marea di denaro tra i ricchissimi. Quale denaro? Certamente non il loro, sarebbe solo un inutile travaso da una tasca all'altra. Ma no, è qui che intervengono gli Stati: spiegano ai cittadini che queste cose servono, che questi eventi portano prosperità, cercano di convincerli del fatto che i loro soldi permettono di fare investimenti necessari allo sviluppo, al benessere collettivo. Miliardi di dollari spesi per costruire stadi, infrastrutture avveniristiche e inutili, in posti dove manca ancora la rete fognaria, l'assistenza sanitaria, dove non ci sono scuole e i bambini che dovrebbero almeno imparare a leggere e scrivere si ritrovano per strada a sniffare colla.

Tutto questo finirà? Riusciremo a prendere coscienza tutti quanti dell'iniquità di questo sistema? O una volta che anche ai miserabili sarà dato lo zuccherino, saremo stati tutti definitivamente ammaestrati? Vale ancora il motto sic semper tyrannis?

lunedì 10 giugno 2013

Homo Capitalis



Tratto da "Insolventi! Contro le banche" di autore anonimo. A causa dei debiti da cui era oppresso, il libero professionista autore di questo pamphlet politico ha scelto di rimanere nell'anonimato, per fuggire dai creditori e vivere da clandestino sulle rive del Mekong, in Indocina. L'invettiva è rivolta inizialmente a banche e società finanziarie, per estendersi poi alla società dei consumi in generale e all'economia neoliberista di mercato, profondamente criticate in ogni loro aspetto.
Consiglio caldamente la lettura di questo testo, poiché offre moltissimi spunti di riflessione originali.


[...] Società primitive cacciate e sterminate per pochi buchi neri di petrolio, per qualche ettaro di terra cancerosa da cui si estrae litio e altri metalli rari indispensabili alla nostra elettronica di punta e alle nostre telecomunicazioni, tutte cose destinate a scomparire tra vent'anni, ma intanto fortemente interessate, coinvolte nella logica della caccia ai nuovi clienti. Comunità e tribù ridotte in schiavitù perché ci piace mangiare banane a dicembre e vedere ananas sulle nostre tavole natalizie. Donne e bambini fiaccati dai lavori più duri, più inquinanti, più cancerogeni, solo per produrre le nostre derrate di piacere, per assicurarci i sapori orientali di cui andiamo ghiotti, per smaltire i nostri rifiuti tossici (navi, computer, ecc) o per assemblare, a Bombay o in Cina o in tutti gli ossari viventi, i pezzi di tutti i nostri prodotti correnti, il cui consumo ci sembra così naturale, così normale, così trendy quest'estate o così buzz quest'inverno.