venerdì 27 settembre 2013

Le guerre dimenticate e l'oligarchia

Coltan. Immagine presa dal sito di amka ONLUS
Torniamo a parlare di guerre sporche, quelle volutamente dimenticate a causa, direttamente o indirettamente, di qualche grosso interesse economico (come sempre). Stavolta a colpirmi è stato l'articolo "Bambini, soldati e minatori, per la guerra del Coltan", nel quale l'autore cita numerosi conflitti in corso nel mondo, ma dimenticati dai media, i quali sono concentrati unicamente sulla questione siriana.
Il punto è, secondo l'autore, che delle altre guerre non se ne parla non per sbadataggine o distrazione, ma volutamente: le zone in guerra sono infatti ricche di preziose risorse minerarie, indispensabili ad esempio alla produzione di tutti i moderni dispositivi elettronici, motivo per cui gli oligarchi che lì fanno affari, spesso in maniera illecita, preferiscono tenere alla larga i giornalisti.

L'attenzione è rivolta in particolare al conflitto nella Repubblica Democratica del Congo, la Guerra del Coltan. In questa regione dell'Africa si stima esserci l'80% delle risorse mondiali di questo minerale, dal quale si ricavano tantalio e niobio, metalli fondamentali per la moderna tecnologia: elettronica, medicina, industria aerospaziale. Ed è qui che da decenni le multinazionali concentrano i loro sforzi, alimentando un conflitto sanguinoso per poter approfittare del caos e comprare il coltan a prezzi bassi. Secondo un rapporto ONU risalente al 2003, quando l'estrazione di coltan in Congo forniva meno del 10% della produzione mondiale, dal 1998 la seconda guerra del Congo aveva già causato 5,4 milioni di morti, diventando il conflitto più grave dalla fine della seconda guerra mondiale (fonti: wiki e IRC). E le aziende tirate in ballo in questa brutta storia sono tante, a partire dalla Bayer. A dire il vero, ad essere tirati in ballo siamo tutti noi, che consumiamo beatamente i loro prodotti, senza chiederci quale storia ci sia dietro ad ogni singolo componente.

Insomma, si finisce sempre lì. Aziende enormi, di cui ormai non si sa nemmeno più chi è il proprietario, non si riesce a capire chi è il responsabile di quello che viene fatto. Organismi dotati di vita propria, che si espandono seguendo solo le loro regole, amorali. Gli uomini, che si compiacciono di farsi chiamare dirigenti e amministratori, sono ridotti a miseri servi di questi mostri giganteschi e applicano semplicemente le regole necessarie a farli vivere ed espandersi, le regole del mercato. Per cui se il coltan comprato dagli schiavisti e guerriglieri costa meno di quello estratto nel rispetto dei diritti umani, si compra quello, e chissenefrega, qualcun altro penserà a fare giustizia. Vanno massimizzati gli utili, sennò si muore schiacciati dalla concorrenza, perché se vuoi continuare a giocare devi adeguarti alle regole, non c'è scampo. Beh, non so a voi, ma a me questo gioco non piace un granché.

1 commento:

  1. Una delle poche possibilità per essere informati sulle guerre "silenziose" anzi, da mantenere silenziose, è l'agenzia Misna ( http://www.misna.org/ ) che riceve notizie attendibili e non manipolate dai vari missionari sparsi nelle periferie del mondo.
    Noi "occidentali" abbiamo la possibilità di essere informati sulla provenienza dei prodotti che ci vengono offerti e la responsabilità di scegliere ciò che è frutto di giustizia e non di sfruttamento.

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